L’ex ad di Atlantia Giovanni Castellucci

Giovanni Castellucci lascia il posto di amministratore delegato di Atlantia ricevendo una buonuscita di 13 milioni di euro: si chiude in questo modo un’era per la società parte della holding Benetton caratterizzata da molte ombre.

La motivazione ufficiale dell’addio dell’uomo è legata ad un bisogno di discontinuità dell’azienda ed alla necessità di Atlantia di salvaguardare la sua reputazione: quel che è impossibile non pensare è che un tale dispendio di denaro non si sarebbe reso necessario se il manager e la sua azienda avessero osservato con più attenzione l’operato di Spea e Autostrade per l’Italia, controllate di Atlantia su territorio. E se avessero investito in modo capillare il denaro a disposizione nelle opere di manutenzione del ponte Morandi, crollato il 14 agosto del 2018 portando con sé 43 vittime innocenti. Un intervento tra tutti? Quello della messa in sicurezza degli stralli: gli stessi che hanno ceduto e che facevano parte di un progetto di 20 milioni che sarebbe dovuto partire nel settembre del 2018.

Tredici milioni è la cifra che Giovanni Castellucci ha ricevuto per il suo impegno nell’azienda, denaro che un onesto comune cittadino non può nemmeno immaginare di vedere in tutta la sua vita e che in questo caso viene fornita ad un manager da cui sono dipese società legate, come provato dalla Procura di Genova con la sua inchiesta, ad illeciti relativi al crollo del ponte Morandi. In questo caso si ipotizza un collegamento del sistema di falsificazione di report anche per ciò che riguarda la strage di Avellino dove, per un problema al guardrail, un pullman con 40 persone è caduto dal cavalcavia Acqualonga. Lo scorso gennaio, per l’incidente sono stati condannati sei operatori Spea mentre Castelucci è stato assolto: sebbene la giustizia abbia fatto il suo corso, il manager è considerato ancora un colpevole morale e non è difficile comprendere il perché.

Parlando del ponte Morandi e delle cronache recenti, è necessario sottolineare qualcosa che sta passando in sordina in questi giorni: i report relativi alle condizioni delle autostrade nel genovese non sono stati falsificati dagli indagati solo prima del crollo ma anche dopo la strage. Un illecito inaccettabile dal punto di vista giuridico e morale che tra le altre cose, ancora più grave, coinvolge anche il viadotto Pecetti, quello che attraversa la Val Bisagno a Genova: calcinacci di grandezza variabile si sono staccati dal ponte danneggiando le auto parcheggiate sotto le sue arcate. Per fortuna in questo caso non vi sono state né vittime né feriti: ma non si può per questo rimanere in silenzio davanti al frutto di una gestione non adeguata che viene remunerata con una buonuscita decisamente troppo alta rispetto al lavoro fatto ed alle problematiche archiviate nel corso degli anni.

Tredici milioni, per una gestione carente, nel corso della quale la Procura di Genova ha riscontrato atti illeciti che hanno causato la morte di decine di persone sono davvero troppi per stare zitti e non sottolineare che gli stessi soldi sarebbero stati utilizzati meglio e bene investendo nella manutenzione delle infrastrutture.