biodigestore progetto da scartare
Un esempio di biodigestore finito.

E’ necessaria una nuova procedura di Valutazione Ambientale Strategica sul biodigestore di Saliceti a Vezzano Ligure: l’impianto, in grado di gestire 60 mila tonnellate di rifiuti, rischia di rappresentare un vero pericolo per i cittadini e la loro salute.

Biodigestore struttura altamente inquinante

La struttura, il cui progetto potrebbe arrivare ad aumentare fino a 100 mila tonnellate la sua portata, è un impianto anaerobico atto al trattamento dei rifiuti organici in assenza di ossigeno: il suo funzionamento riverserebbe nell’aria milioni di metri cubi di anidride carbonica (CO2), sarebbe chiamato a gestire quantità importanti di percolato e rilascerebbe nell’aria formaldeide, ammoniaca e microparticolato Pm2,5 e Pm10. Tutte sostanze nocive per l’ambiente e per la salute del cittadino

La costruzione del biodigestore, tra le altre cose, porterebbe una crescita del traffico della zona a causa dei Tir chiamati a trasportare i rifiuti fino all’impianto in un via vai continuo non solo per via della spazzatura prodotta nella provincia della Spezia, ma anche al di fuori e dalle regioni limitrofe: solo in questo modo sarebbe possibile mantenere funzionante una struttura così imponente. E’ per queste ragioni quindi che dovrebbe aver luogo una nuova procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) insieme ad una Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario (VIA) come richiesto dalle linee guida regionali vigenti.

Impatto del biodigestore nella zona

E’ importante valutare con attenzione anche la zona nella quale il biodigestore verrebbe costruito: un terrazzo alluvionale la cui struttura geologica verrebbe messa a dura prova, senza contare il fatto che in caso di incidente a farne le spese per prime sarebbero le falde acquifere nel sottosuolo. L’impatto ed il danno ambientale della costruzione dell’impianto sarebbero gravissime a livello territoriale. Non si può non tenere da conto la presenza di una faglia attiva nel sottosuolo: cosa accadrebbe all’impianto ed alle sue cisterne in caso di forti ed improvvisi terremoti? Il 23 giugno 2016 ci fu un terremoto di magnitudo 4.0 con epicentro a Santo Stefano Magra: cosa potrebbe accadere se un evento del genere si ripetesse?

Una soluzione vi sarebbe e sarebbe potenzialmente applicabile in tutta la Regione Liguria per ciò che concerne lo smaltimento dell’immondizia: dare vita ad un sistema basato sull’economia circolare come raccomandato dall’Unione Europea e dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Si tratta di applicare una strategia a “rifiuti zero” e quindi dotare l’intero territorio nazionale di micro e medio impianti, anche in comodato d’uso, specializzati nel compostaggio aerobico (procedura in presenza di ossigeno, N.d.R) che sfruttando processi naturali non produce né scarti né materiale inquinante ma del compost di alta qualità che può trovare immediato utilizzo e riciclo. In questo modo si potrebbe chiudere correttamente il ciclo dei rifiuti evitando rischi e problemi di salute agli abitanti ed alle generazioni future.

Al contempo, nel sito scelto per il biodigestore, si potrebbero realizzare opere di riqualificazione ambientale e bonifiche, ripristinando l’habitat naturale e migliorando la qualità della vita della zona. Una soluzione questa di sicuro supportata da tutte le associazioni di cittadini che da tempo dicono no a gran voce alla costruzione dell’impianto perché pericoloso per la salute delle persone ed inquinante a tutto campo per la provincia.