Almeno due assessori in fuga a marzo finiranno a Roma. Quelle che fino a ieri erano solo indiscrezioni e voci di corridoio oggi lo confessa candidamente lo stesso Toti, in barba alla coerenza e al rispetto istituzionale per gli elettori e i cittadini tutti. In un paese normale un sedicente politico si guarderebbe bene di rilasciare dichiarazioni simili.

Qui da noi è la normalità, una cifra politica, un esempio del livello di arroganza e di mancanza di serietà che hanno raggiunto i vecchi partiti, destra e sinistra senza distinzioni. Le cariche istituzionali non sono vetrine per la propaganda politica, ma servono a esplicare un servizio pubblico e sono il mezzo con cui si attua un programma che possa dare soluzioni e risposte alle reali esigenze della cittadinanza.

Invece nel centrodestra totiano, non appena un assessore comincia a prendere confidenza con le complicazioni burocratiche della macchina regionale, viene immediatamente paracadutato altrove, sfruttando a scopo mediatico la visibilità acquisita attraverso il proprio incarico di amministratore pubblici. Noi rifiutiamo questa logica, che crea i finti professionisti della politica: di fatto persone che con grande superficialità saltano da una poltrona all’altra, unicamente in nome di logiche di partito, e in spregio al ben più alto e nobile spirito di servizio per la collettività.

Gli elettori se ne ricordino quando il 4 marzo dovranno decidere a chi affidare il governo di questo paese. I poltronisti non servono all’Italia del futuro.